Un saluto a Luisa Facelli
Un saluto a Luisa
Facelli
Desidero ricordare un' amica che ci ha
lasciati nella serata di venerdì 18 gennaio 2019: Luisa Facelli, insegnante e critica d' arte di Vercelli.
L' ho incontrata la prima volta nel 2003
in un giardino fiorito, mi piace pensare che ora sia in un giardino ancora più
grande e ancora più fiorito, o meglio, in un “parco”.
Brava critica d' arte, fedele collaboratrice
dell’ ormai storica galleria vercellese Casa d' Arte Viadeimercati, di Paola Bertolazzi e Claudio Maria Balocco,
ne ha sempre curato le presentazioni critiche ed i cataloghi delle numerose e
importanti mostre allestite; ma è stata anche una fine poetessa e artista.
Insieme a Paola nel 2007 (14 aprile) ha
voluto la mostra "E' solo amore" con i miei lavori e le fotografie di
Renato. E poi ancora a dicembre dello stesso anno Lei e Paola mi hanno invitata
alla collettiva di Natale, tutta al femminile, "Fil rouge".
Era presente ed era sua la critica nel
maggio 2014 per la mia prima mostra di acquerelli in Monferrato, alla Locanda
dell’ Arte di Solonghello, riproposta alla Casa d’ Arte di Vercelli nel
dicembre 2015 con il titolo “Il Parco acquerellato”. Suo anche il testo in
catalogo della mostra “Tavolozze d’’ artista” sempre alla Casa d’ arte
Viadeimercati nel febbraio 2016.
Ha curato la mostra di Renato “Il suono
del silenzio” nel 2014 con un bellissimo testo, sempre alla galleria
Viadeimerati ed un altro testo era stato presentato nella collettiva
fotografica in Villa Vidua di Conzano nel 2013.
Fin dall’ inizio del nostro incontro ha
seguito la mia evoluzione artistica, con saggi suggerimenti e critiche
positive; ha sempre avuto una grande ammirazione per le stampe fine art di Renato. Ricorderemo sempre,
Renato ed io, la stima e l’ ammirazione
nei nostri confronti.
Ci restano i tuoi testi critici, cara
Luisa, dei quali ne faremo buon uso e la cara amicizia con Andrea.
Ripropongo il testo critico:
“Il
parco” acquerellato di Nadia Presotto
Acquerelli:
macchie, lumeggiature, gradazioni d’intensità, più diluite oppure un poco più
corpose. Con o senza disegno preparatorio sul supporto cartaceo che,
impregnandosi, potrebbe giocare tiri mancini.
Cosa non
accaduta agli acquerelli di Nadia Presotto che bene asseconda la sensibilità
porosa della carta, peraltro non appesantita da schizzi o traccia di matita,
grazie alla leggerezza delle sole pennellate.
Nadia
Presotto, prima di mettere mano ai suoi lavori, ricerca sempre e dà loro forma
solo dopo avere frugato dentro di sé e dentro la materia. Indagine scrupolosa,
in questo caso delicata nella sua liquida essenza, come l’acqua che gocciola
lungo le setole del pennello.
Opere
deliziose di medio formato, in cui non sono mai disgiunti tensione e studio
tenace e umile, pur con consapevolezza dignitosa del valore del proprio lavoro,
in grado di accogliere suggerimenti e confronti critici, mettendosi in gioco.
Il percorso artistico di questi anni ha sfidato tecniche tra loro molto
diverse; con lusinghieri risultati che la dicono lunga sulla sua versatilità
ormai matura, come si ha modo di capire durante l’esposizione di questa serie
di tavole nel luminoso e sempre raffinato spazio della ormai storica Casa
d’arte di via dei Mercati.
Quanto
alla poetica di questi acquerelli essa risponde alla mai abbandonata tentazione
per una figuratività moderna, in cui l’aspetto paesaggistico è presente, anche
se ci si protende, sempre di più, verso l’astrazione sotto il profilo grafico,
lieve e trasognato.
Si
oscilla tra due necessità di diverso stampo “narrativo”.
La prima
riflette la realtà delle colline del Monferrato, dove l’artista vive da lungo
tempo, senza dimenticare il nativo verde trevigiano.
C’è,
infatti, la percezione di una stessa pianura, dominata dal grande fiume,
all’ombra non lontana di colli; poi terre di acque dove alberi e colture
disegnano confini naturali e appartenenze a una storia diversa e ciononostante
familiare.
La
seconda necessità intesse una più sottile trama: la biografia delle origini si
è ramificata anche nei tanti altrove dei viaggi compiuti, delle esperienze emotive
che mettono radici nella memoria.
Radici
perfino aeree in quei cieli che Nadia immerge nella chiarità di colori stesi
con impalpabili pennellate di un rosa che è già violetto, o è già azzurrato di
un grigio straniero, di un blu più raro: desideri, nostalgie di lontananze non
perdute.
Negli
occhi il colore del mondo, secondo il proprio vissuto, o meglio, interpretato.
Il linguaggio grafico tatua il trionfo del colore che sulla grana della carta,
può farsi appena più terragno, in qualche macchia più calda di giallo, di
marrone, di ocra, nell’impasto cromatico pur sempre lieve di quel verde che
sembra avere rubato la seta a certe piante officinali nelle ordinate aiuole del
giardino di casa.
Tutto in
questi acquerelli obbedisce, dunque, a un duplice dettato: ogni tavola dalle
tinte più vivide, oppure più smorzate pare immersa in una soffusa atmosfera,
eppure, a tratti, riconoscibile: come se la Nadia-esperta di botanica (per
passione e per il lavoro di giornalista), avesse voluto ricreare il proprio
personale giardino. Vero e metafisico.
O meglio
ancora: il sentimento di un giardino, un Eden primordiale che ha visto la
genesi di tutto; compresa quella della creatività umana, annidata in quel punto
del cervello dove l’idea artistica ancora in embrione, cova in agguato il tempo
sufficiente per prendere la vera forma e sbucare fuori.
Anzi, più
che un giardino, mi piace pensare a un parco vero e proprio, dove hanno
germogliato talee colte ovunque.
In modo
circolare, si ritorna al luogo eletto per renderci più felici: fatto il giro
del mondo Nadia ne concentra le suggestioni in una tavola; dipinge nel complice
diario della memoria soprattutto il suo amore per la vita, il suo entusiasmo
per ciò che ama senza sbavature enfatiche, con quella misura che l’ acquerello,
in particolare, sa restituire.
Prof.
Luisa Facelli critico d’ arte - per la mostra di acquerelli –Casa d’ Arte
viadeimercati - Vercelli - 5 dicembre 2015 – 06 gennaio 2016
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