Il testo critico di Federica Mingozzi
IL TESTO CRITICO
DI FEDERICA MINGOZZI
Questo
é il testo critico redatto per me dalla
prof.ssa Federica Mingozzi:
Cos’è
l’arte? Rispondere a questa domanda non è semplice, ma si può dire che è un
caleidoscopio di emozioni, che si riverberano dall’anima dell’artista a quella
di chi guarda. Tale caleidoscopio è in grado di creare impressioni in apparenza
fuggevoli, in realtà profonde, da interpretarsi alla luce della sensibilità
personale di ognuno.
Ogni
artista dunque tenta di scandagliare in profondità la propria Ψυχή, la
propria anima, cercando la cifra ideativa e compositiva che possa diventare
testimonianza della sua sincera capacità introspettiva. È inoltre necessario
tenere conto delle suggestioni offerte dalla realtà che, unite a questa
capacità, creano l’opera d’arte.
Nadia
Presotto, pittrice conzanese, in questo è maestra: il suo percorso l’ha portata
ad affrontare tecniche diverse, ammantandole però di una speciale sensibilità
coloristica che è diventata sua intrinseca caratteristica; il suo approccio
compositivo tende alla kalokagathìa di classica memoria, che è insieme di
bellezza e bontà. I suoi paesaggi, infatti, sono proprio questo: cromatismi
vibratili quasi giustapposti, più tenui negli acquarelli, più corposi negli
oli, che rendono manifesto il suo affetto per ciò che la circonda. Renoir
diceva: “Io amo quei quadri che mi fanno venir voglia di
entrarci dentro per andarci a spasso” ed è così che ci si sente di fronte
alle colline, agli specchi d’acqua, alle macchie vegetali di Presotto, partecipi
di quel fluire ininterrotto che è poi l’esistenza: si vorrebbe “andarci a
spasso” per condividere l’armonia che ne promana.
Gli
acquarelli rivelano inoltre capacità tecniche notevoli, che l’artista ha
perfezionato nel tempo; la sua abilità nel campire gli spazi con velature che
paiono lievi trame tessili è la testimonianza di un iter in divenire ben lungi
dall’essere concluso.
Negli
oli si percepisce invece un ispessimento della superficie pittorica che sembra
corrispondere ad una necessità di sentirsi ancorata alla Terra: in questo modo
ne diventa parte, è lei stessa creatura creatrice, in grado di scoprire le
segrete eufonie della natura.
Guardando le sue opere sembra quasi di poter dire, come
scrisse Leopardi, “E il naufragar m’è dolce in questo mare”: bisogna infatti
lasciarsi abitare da ciò che si vede, in modo da trovare quella dolcezza che
permette di sperimentare l’infinito che lei ci regala.
Federica Mingozzi
Agosto 2019
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