SOGNO CONFINE EQUILIBRIO a CANELLI
"SOGNO CONFINE EQUILIBRIO" IN MOSTRA A CANELLI
acquerelli di Nadia Presotto e stampe fine art di Renato Luparia
S’
inaugura sabato 1° luglio, dalle ore 17 alle 20, la doppia personale
“SOGNO CONFINE EQUILIBRIO”
allestita presso il Ristorante Enoteca di Canelli (AT) , curata da Anna
Virando, Conservatrice del Museo d’ Arte Moderna e Contemporanea di
Mombercelli; in mostra acquerelli di Nadia Presotto e stampe fine art di Renato Luparia.
Questo
il testo del critico Piergiorgio
Panelli: “L’arte oltrepassa i limiti nei
quali il tempo vorrebbe comprimerla e indica il contenuto del futuro” - Vasilij Kandinskij -
Sogno Confine
Equilibrio
Il
tema che caratterizza il confine è il suo essere tale, perché ogni di-visione
è, come dice l’etimo della parola stessa, una doppia visione, un contemplare la
diversità insita in ogni alterità che sorge ogni qualvolta che un limite o un
confine viene tracciato. Tracciare un confine è segnare, donare esistenza alla
differenza, cioè creare una distanza pura e viva, pulsante nel suo creare e
di-videre. Ogni segno è quindi un rimando in quanto simbolo o allegoria di
qualcosa che richiama continuamente e più volte all’altro. Il segno ci
mette di fronte all’Altro-da-noi, a ciò che ci viene in-contro. L’ uomo
che abita la soglia si fa soglia lui stesso in quanto limite – segreto, però,
allo stesso tempo, frontiera verso l’altro, aperta all’incontro e alla
differenza; si fa tollerante perché la soglia – frontiera è il luogo della
tolleranza e rispetto del segreto. L’uomo, facendosi soglia, può fondare una
società in cui la passione e il conflitto cessino di essere distruttivi e si
trasformino in un’energia positiva.
Questo sogno di positività lo
possiamo rivedere in questa coppia creativa Nadia Presotto e Renato Luparia con
due linguaggi e scritture diverse ma unite dall’equilibrio dell’armonia di
questo viaggio verso la forma e il confine.
La ricerca di una calibrata e armoniosa fusione tra
viaggio fisico reale e viaggio mentale sovradimensionale rappresenta uno degli
aspetti centrali della recente produzione pittorica della pittrice Nadia
Presotto, impostata sul delicatissimo equilibrio gesto-materia-colore-luce.
Sono paesaggi della memoria, metafore ancestrali di un atavico dialogo tra
l’uomo e l’infinito e l’oltre, quasi una ricerca di tracciare una possibilità
nell’essenza della poetica visiva per oltrepassare la bellezza del confine,
concentrando ogni energia creativa nel trasportarci dentro il confine. Un
viaggio questo che la Presotto preferisce condurre con la gestualità del
silenzio, regalando sul foglio acquerellato
preziose trasparenze riverberanti l’eco del racconto naturale di spazi
interrotti da ombre di alberi - anima per confermare con sicurezza la
concretezza di un percorso tra infinito e reale, tra sotto e sopra, tra cielo e
terra . Sulla carta preparata con cura il colore vola e sfiora con delicate
soluzioni la ricerca della propria forma, del proprio essere, come se lì ci
fosse sempre stato, anche in situazioni insospettabili, suggerito dalla natura;
il colore diventa ricerca del nostro confine, dove solo alla fine del viaggio
riusciremo a svelarne i misteri. Nell’attesa di questo incontro viviamo le
dolcissime atmosfere di questo reale arcobaleno essenziale, sempre più vicini ai confini e pronti a
superarli con la nostra dimensione interiore.
La fotografia di Renato Luparia nel contesto
contemporaneo può essere letta come un linguaggio di narrazione: l’artista
monferrino ha da sempre nei decenni narrato la sua terra con una vivacità
poetica attenta, scavandone le unicità, cercando cromatismi e forme
sensibilissime per ritrovare quel magico profumo del silenzio da sempre
respirato. Il silenzio, questo misterioso colore che si scopre in questa serie
di nuovi lavori pensati e lavorati nel bianco e nero, ci conduce all’ Assenza
che regala equilibrio, complice della linea immaginaria del confine nel nulla,
a volte trovata per caso con umiltà, altre con un raffinato lavoro di contaminazione
tra anima e natura, tra il bosco infinito delle nostre memorie e quello che
appare a poco a poco tra grigi, neri, bianchi, come segni ombre messaggi di una
denaturalità dimenticata. Nelle colline bianche vuote, ma riempite da luci
improvvise isolate, appare come unica
parola, ma determinante per l’equilibrio della forma, il segno di alberi che
sono testimonianza del respiro di un
paesaggio a volte mistificato dall’uomo, visto dall’artista nella sua vera
essenza, nella sua vera energia. Graffi sulla terra colti come ferite e segni
anche d’ amore dell’uomo per il rispetto e la bellezza di una collina mai
adorata abbastanza, che diventa teatro e tavolozza per chi sa sognare e per chi sa vedere la vera linfa di luce che
essa possiede oltre il confine, oltre la materia, oltre la corteccia; l’arte di
Renato Luparia sa disegnare tutto ciò.
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