mercoledì 13 agosto 2014

V A L L E     M A I R A



Un luogo incantato per vacanze a contatto con la natura e quest’ anno (2014) il concerto di Ferragosto!

Eccoli! I prati ricchi di fiori, i boschi di conifere, l’orrido… me ne avevano parlato ma quasi faticavo a credere fossero così belli.
E’ una natura selvaggia e incontaminata quella della Valle Maira, una delle valli del cuneese, a Sud del Monviso, valle occitana, con un dialetto simile alla lingua d’ oc, dove le tradizioni ricordano  quella parte di Francia così particolare: la Provenza.
La Valle Maira è una lunga vallata che va da Dronero fino al crinale alpino e prende il nome dal corso d’acqua che l’attraversa; è detta anche “valle magra”, in ricordo di anni difficili, per le scarse risorse economiche.
E’ affascinante percorrere la valle fino a Chiappera, dove si può ammirare la cascata e l’imponente guglia della Rocca Provenzale; valle solitaria, fiorita, fitta di boschi, con montagne di nuda roccia e, sempre presente, il cono del Monviso. Alle sorgenti del Maira si guarda incantati l’acqua che sgorga dal terreno e, alzando lo sguardo è facile veder volteggiare la poiana o l’aquila. Il silenzio è rotto dai richiami delle marmotte mentre escono dalle loro tane e dallo scampanio delle mandrie al pascolo.
Ai lati della valle si aprono numerosi valloni che consentono anche escursioni a piedi; si può risalire il Vallone Marmora, uno dei più belli, per raggiungere  il colle Intersile a 2000 metri e dalla sommità godere di uno splendido panorama e stupiti  restare a guardare una baita con il suo piccolo e incantevole giardino, così vicino al cielo.
Il Vallone di Elva invece, si risale percorrendo la strada che costeggia l’orrido, per ammirare gli affreschi della parrocchiale, opera del fiammingo Hans Clemer, passato alla storia come il “Maestro d’Elva”. Ma tutte le chiese, costruite su speroni rocciosi, racchiudono inestimabili tesori.
Nella valle è facilmente riconoscibile l’identità occitana, rievocata nelle feste e nelle danze cerimoniali ed emerge attraverso l’arredo, la cucina e le numerose iniziative culturali.
Le locande occitane disseminate nella valle sono realizzate secondo l’architettura tradizionale; i materiali usati sono locali, con gli arredi in legno e individuabili dalle tipiche e colorate insegne in ferro, recanti il marchio delle terre occitane.
Per quanto riguarda la cucina, semplice e genuina, il libro “Mac de pan” (Di solo pane), di Basteris e Garnerone, con la presentazione di Mario Soldati, inizia così “ Il mangiare più diffuso delle valli occitane era la cinghia”. Infatti alla base dell’alimentazione c’era la polenta di meligone, il pane di frumento, segala o mistura, castagne e patate; gli ortaggi ed i legumi erano quelli coltivati nell’orto.
La “polenta occitana” è una vecchia ricetta rivisitata dalla “Locanda del Silenzio”; è una polenta cucinata con porri e patate e condita con sugo di cipolle, panna e formaggio.
Non si può non mangiare le acciughe “in verde” e “in rosso”, perché questa è la terra degli acciugai.
Una leggenda narra che a scoprire quel commercio fu un bottaio del luogo recatosi in Liguria per affari. Prima di tornare a casa, acquistò due botti di acciughe per la famiglia; durante il viaggio si accorse che la richiesta era altissima e finì per venderle tutte, raccogliendo un discreto gruzzoletto. Da quel giorno lasciò le botti e si dedicò alle acciughe sotto sale (da Guida Insolita del Piemonte di M. Centini). Era anche la terra dei “caviè” ed Elva ne era la capitale. I raccoglitori di capelli attraversavano la valle, nel periodo invernale quando i lavori agricoli erano ridotti al minimo, e andavano  alla ricerca di capelli,  che rivendevano in Francia e Inghilterra; le donne se ne privavano in cambio di stoffe o denaro.
Leggende e tradizioni a parte, la Valle Maira  è una vallata  incontaminata, con i panorami più spettacolari, i suggestivi paesaggi, i piccoli borghi con le case dai tetti di pietra sparsi qua e là e pennellate di natura che un pittore non avrebbe saputo fare meglio.

Nadia Presotto Luparia 

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