V A L L E M A I R
A
Un luogo incantato per vacanze
a contatto con la natura e quest’ anno (2014) il concerto di Ferragosto!
Eccoli! I prati ricchi di fiori,
i boschi di conifere, l’orrido… me ne avevano parlato ma quasi faticavo a
credere fossero così belli.
E’ una natura selvaggia e
incontaminata quella della Valle Maira, una delle valli del cuneese, a Sud del
Monviso, valle occitana, con un dialetto simile alla lingua d’ oc, dove le
tradizioni ricordano quella parte di
Francia così particolare: la Provenza.
La Valle Maira è una lunga
vallata che va da Dronero fino al crinale alpino e prende il nome dal corso
d’acqua che l’attraversa; è detta anche “valle magra”, in ricordo di anni
difficili, per le scarse risorse economiche.
E’ affascinante percorrere la
valle fino a Chiappera, dove si può ammirare la cascata e l’imponente guglia
della Rocca Provenzale; valle solitaria, fiorita, fitta di boschi, con montagne
di nuda roccia e, sempre presente, il cono del Monviso. Alle sorgenti del Maira
si guarda incantati l’acqua che sgorga dal terreno e, alzando lo sguardo è
facile veder volteggiare la poiana o l’aquila. Il silenzio è rotto dai richiami
delle marmotte mentre escono dalle loro tane e dallo scampanio delle mandrie al
pascolo.
Ai lati della valle si aprono
numerosi valloni che consentono anche escursioni a piedi; si può risalire il
Vallone Marmora, uno dei più belli, per raggiungere il colle Intersile a 2000 metri e dalla sommità godere di uno
splendido panorama e stupiti restare a
guardare una baita con il suo piccolo e incantevole giardino, così vicino al
cielo.
Il Vallone di Elva invece, si
risale percorrendo la strada che costeggia l’orrido, per ammirare gli affreschi
della parrocchiale, opera del fiammingo Hans Clemer, passato alla storia come
il “Maestro d’Elva”. Ma tutte le chiese, costruite su speroni rocciosi,
racchiudono inestimabili tesori.
Nella valle è facilmente
riconoscibile l’identità occitana, rievocata nelle feste e nelle danze
cerimoniali ed emerge attraverso l’arredo, la cucina e le numerose iniziative
culturali.
Le locande occitane disseminate
nella valle sono realizzate secondo l’architettura tradizionale; i materiali
usati sono locali, con gli arredi in legno e individuabili dalle tipiche e
colorate insegne in ferro, recanti il marchio delle terre occitane.
Per quanto riguarda la cucina,
semplice e genuina, il libro “Mac de pan” (Di solo pane), di Basteris e
Garnerone, con la presentazione di Mario Soldati, inizia così “ Il mangiare più
diffuso delle valli occitane era la cinghia”. Infatti alla base
dell’alimentazione c’era la polenta di meligone, il pane di frumento, segala o
mistura, castagne e patate; gli ortaggi ed i legumi erano quelli coltivati
nell’orto.
La “polenta occitana” è una
vecchia ricetta rivisitata dalla “Locanda del Silenzio”; è una polenta cucinata
con porri e patate e condita con sugo di cipolle, panna e formaggio.
Non si può non mangiare le
acciughe “in verde” e “in rosso”, perché questa è la terra degli acciugai.
Una leggenda narra che a scoprire
quel commercio fu un bottaio del luogo recatosi in Liguria per affari. Prima di
tornare a casa, acquistò due botti di acciughe per la famiglia; durante il
viaggio si accorse che la richiesta era altissima e finì per venderle tutte,
raccogliendo un discreto gruzzoletto. Da quel giorno lasciò le botti e si
dedicò alle acciughe sotto sale (da Guida Insolita del Piemonte di M. Centini).
Era anche la terra dei “caviè” ed Elva ne era la capitale. I raccoglitori di
capelli attraversavano la valle, nel periodo invernale quando i lavori agricoli
erano ridotti al minimo, e andavano
alla ricerca di capelli, che
rivendevano in Francia e Inghilterra; le donne se ne privavano in cambio di
stoffe o denaro.
Leggende e tradizioni a parte, la
Valle Maira è una vallata incontaminata, con i panorami più
spettacolari, i suggestivi paesaggi, i piccoli borghi con le case dai tetti di
pietra sparsi qua e là e pennellate di natura che un pittore non avrebbe saputo
fare meglio.
Nadia Presotto Luparia
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