Xilografie all' Accademia Brera di Milano
Mostra di incisioni di Gianfranco
Schialvino e Gianni Verna
A Milano presso la Biblioteca dell’
Accademia di Brera
Milano - Inaugura mercoledì 11 settembre alle ore 12 la mostra “Nuova
Xilografia – Gianfranco Schialvino e Gianni Verna – opere grafiche 1978-2018”,
allestita presso la Biblioteca dell’ Accademia di Brera in Milano. I due
artisti presentano una serie di incisioni, quarant’ anni di lavoro xilografico,
che non poteva trovare sede migliore se non l’ Accademia di Brera. La rassegna
è visitabile fino all’ 11 ottobre 2019.
Con l’ occasione è edito un catalogo con la presentazione di Claudio Cerretelli: “
L’Accademia di Belle Arti di Brera propone una mostra di opere xilografiche rea- lizzate dagli artisti Gianfranco Schialvino e Gianni Verna documentando il loro originale
sodalizio creativo condotto con passione, costanza e determinazione nell’ambito
di una visione didattica e sperimentale della ricerca grafica contem- poranea.
La rassegna intende riflettere sull’attualità della xilografia, arte meravi-
gliosa e antica, classica e rivoluzionaria, con cui duemila anni fa si
stampavano i tessuti in Corea
e nel 1968 i manifesti della primavera
di Praga. Non a caso Schial- vino e Verna fondano nel 1986 l’associazione “Nuova Xilografia” con lo
scopo di rivalutare questa antica tecnica di stampa, dieci anni dopo editano
“Smens”, unica rivista stampata
ancora con caratteri di piombo e direttamente dai legni ori- ginali appositamente incisi, a
questa iniziativa collaborano importanti studiosi, scrittori, poeti e artisti.
L’attività dei due autori è condotta
con rigoroso impegno
attraverso un reciproco colloquio intorno alle infinite
possibilità del mezzo grafico, intervenendo con di- versi
attrezzi, dalla sgorbia al coltello, su legni di pregiata qualità (melo, ciliegio,
bosso, abete, ebano, betulla).
Molteplici sono i temi iconografici affrontati, dai dettagli delle
vigne al paesaggio panoramico, dalle metamorfosi del bestiario alle invenzioni degli ex-libris, un mondo
di immagini rigenerato dalla forza del lin- guaggio xilografico, esercitato in
modo fantasioso e mai puramente analitico.
Nelle xilografie di Gianfranco Schialvino, oltre alla prevalenza del chiaroscuro, si avvertono molteplici effetti pittorici e disegnativi,
l’immediatezza espressiva del segno supera la verità morfologica del reale con
libertà di trasformare i vincoli iconografici
in immagini di natura interpretate sinteticamente (vigne, rocce,
mon- tagne, alberi).
Nel
caso di Gianni Verna la
sperimentazione tecnica avviene sia in modo tradi- zionale che innovativo affrontando scene naturalistiche, figure di animali,
visioni dedicate alla poesia
di d’Annunzio o di Montale,
tramiti letterari che ispirano dif- ferenti processi di trasfigurazione immaginativa.
Documentando
il percorso parallelo dei due autori la rassegna si inserisce nel- l’ampio panorama
espositivo che nel corso degli
anni ha valorizzato l’esperienza della Nuova Xilografia in tutto il mondo, a testimonianza dell’interesse che questo versante di ricerca suscita per la
qualità dei suoi risultati grafici e poetici, tecnici ed estetici, artigianali
e sperimentali”.
E del Direttore
James M. Bradburne: “IL DIRETTORE
ALL’OPERA - LA MENTE PENSANTE E LA MANO ESPERTA”
Trenta raggi
convergono sul mozzo,
ma è il
foro centrale che rende utile la ruota. Plasmiamo la creta per formare un
recipiente,
ma è il
vuoto centrale che rende utile un recipiente. Ritagliamo porte e finestre nella
pareti di una stanza:
sono
queste aperture che rendono utile una stanza. Perciò il pieno ha una sua
funzione,
ma l’utilità essenziale appartiene al vuoto.1
Mi
cimento nella mia prima xilografia, sotto lo sguardo attento di Gianni Verna e
Gianfranco Schialvino.
Hanno
deciso di cominciare con un’incisione di testa, un pezzo di legno tagliato perpendicolarmente alla venatura.
Ho realizzato il mio disegno direttamente sul legno, ma diversamente dalla
litografia, in cui si traccia il disegno direttamente sulla pietra
e poi si procede subito
alla preparazione e alla stampa,
ora mi appresto a un’operazione di scavo che risparmia solo le linee
del disegno, con un aguzzo bulino a “V” appositamente realizzato. Quel che non ci sarà più ha pari valore
di quel che riuscirò
a preservare. Inizio
a rimpiangere la delicatezza del mio tratto
e l’eleganza delle mie linee, tracciate
sulle prime con immeritato orgoglio
per il mio talento nel disegno. Il bulino appare leggermente goffo
nella mia mano. Il legno dalla fibra compatta non sempre la asseconda, e anche sotto la paziente
guida di Gianni e Gianfranco
spesso sbaglio e la sgorbia scivola su una linea che volevo preservare. Non è un lavoro facile e la mia mano è lenta a imparare. Li vedo sor- ridere davanti ai miei primi tentativi
di intaglio. Come disse Leon Battista
Alberti, “nulla si trova insieme
nato e perfetto”. Io sono ben lontano
dal possedere anche le competenze più basilari. Per la perfezione servirebbero anni, se
non decenni.
“ La mano sa che l’oggetto
implica un peso,
che può essere liscio o rugoso, che non è inscindibile
dallo sfondo di cielo o di terra con il quale sembra far corpo. L’azione della
mano definisce il vuoto dello spazio e il pieno delle cose che lo occupano.
Superficie, volume, densità, peso non sono fenomeni ottici.
L’uomo li riconosce innanzitutto tra le dita, sul palmo della mano.” (Henri Focillon –
Elogio della mano)
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